Coppi Night 13/12/15 - Chappie/Humandroid

Avevo visto Chappie (sì, ok, Humandroid) quando è uscito al cinema, perché Blomkamp è uno dei pochi registi di cui mi fido abbastanza da spendere i soldi del biglietto quasi alla cieca, nonostante la parziale delusione di Elysium. Infatti avevo già parlato in modo collaterale di questo film, con una riflessione più ampia proprio sulla produzione di Blomkamp. Comunque, ora che si è riproposta l'occasione, l'ho rivisto volentieri.

Negli ambienti degli appassionati di fantascienza il film non è stato accolto con molto calore. Troppo semplicistico, poco plausibile a livello tecnologico, e su questo sono d'accordo. Tuttavia, credo che la plausibilità non fosse in alcun senso l'obiettivo della storia. Lo si può capire fin dalle prime scene, quando viene detto che gli scout, i robot semisenzienti delle forze dell'ordine, entrano in funzione nell'anno 2017. Considerando che il film è del 2014, e che attualmente siamo parecchio lontanti da avere robot con queste capacità, credo sia evidente che Blomkamp volesse dirci "ehi, so che tra tre anni non saremo davvero così, ma concedetemi qualche licenza narrativa". Infatti anche altri aspetti del film sono sicuramente molto semplificati: il modo in cui il programmatore crea un software di intelligenza artificiale, la crescita di Chappie, la possibilità di trascrivere una coscienza. Siamo al solito discorso sulla sospensione dell'increduiltà, che se applicato nei termini giusti, permette di godersi questo film e ricavarne quello che è il senso sottostante, che non sta nel mostrare le conseguenze dell'uso di poliziotti robot.

Chappie è un film sull'identità e la crescita, sul rapporto tra le generazioni. Non è un caso che il robot si affidato alle cure di due diverse "famiglie", con valori completamente opposti: da una parte il programmatore che vuole sviluppare la sua morale, la sensibilità e la parte più "emotiva", dall'altro una banda di criminali che gl insegna la sopravvivenza, l'uso della forza, lo sprezzo delle regole imposte. Sono due strade ben diverse, ma è interessante notare che entrambi mentono a Chappie, entrambi cercano di piegarlo in modo più o meno subdolo ai propri obiettivi, nobili o no che siano. Chappie soffre dal tradimento di entrambi, e grazie a questo cresce, assorbe quello che gli serve da entrambi i mondi, arrivando a trovare un punto di equilibrio tra i due schemi di valori che si esprime nelle ultime sequenze del film, e che rende il robot il vero punto di riferimento morale della storia.

Naturalmente non è un film perfetto, ma a mio avviso le critiche che gli vengono mosse non sono quelle più appropriate. In molti hanno infatti lamentato la performance dei Die Antwoord, gruppo musicale piuttosto "estremo" (in molti sensi) sudafricano, ma io credo che sia stata invece una scelta molto azzeccata, proprio perché c'era bisogno di mostrare qualcosa di davvero lontano dalla "normalità". Certo le marchette con il nome del gruppo e la colonna sonora dei loro pezzi potevano essere limitate. Allo stesso modo il personaggio di Hugh Jackman è forse eccessivo nella sua bigotteria, e diventa quasi una macchietta al limite di un Ned Flanders, ma serve comunque bene il ruolo di antagonista, in una storia che in fondo enfatizza tutti gli atteggiamenti (dai criminali ai poliziotti, dai tecnici agli imprenditori) proprio per mostrare come una coscienza appena nata si rapporta con ognuno di questi.

Insomma, a me Chappie è piaciuto e lo ritengo un film di buon livello, non alla pari con District 9 che rimane il capolavoro del regista, ma più che valido. Per apprezzarlo bisogna abbandonare l'idea che sia un film di hard sf, con l'intento di mostrare gli sviluppi tecnologici futuri, e concentrarsi invece sul messaggio morale che sta sotto la superficie.

1 commento:

  1. Totalmente d'accordo con te. Credo che il film vada visto con l'ottica della "fiaba" più che con un approccio fantascientifico.
    Una parola in più sui Die Antwoord, che per me rappresentano quel dettaglio in più che trasforma Humandroid in una pellicola diversa (e migliore!) da quel che è il prodotto sf standard medio per il grande pubblico.

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