La dignità del racconto

L'esperienza con la diffusione e la promozione di Spore mi sta fornendo diversi spunti interessanti sulle distanze che separano autore e lettore. Ho già affrontato infatti argomento come l'ignoranza del lettore e la percezione della fantascienza da parte del pubblico generico, ma non è finita qui. Infatti, in due presentazioni su due fatte finora, mi è stata posta una domanda sul perché io scriva (e pubblichi) racconti piuttosto che romanzi. Facciamo quindi un po' di chiarezza.

È opinione diffusa, forse conseguenza del consumismo capitalista o magari anche eredità della formazione scolastica, che quantità = qualità. Tradotto in termini letterari, questo comporta che un lavoro lungo deve essere migliore di uno corto. Perché, si pensa, più parole significa più tempo, più tempo è più fatica, più fatica è più lavoro (per quanto sia già una persona illuminata chi considera la scrittura come un lavoro che implica fatica, piuttosto che solo un hobby frivolo). Per cui un romanzo può essere al limite un prodotto ragionato e completo, ma un racconto, una cosa che leggi in venti minuti, via, è una sciocchezza. E allora perché io mi presento e vi chiedo di pagare proprio per dei racconti?

Il punto è proprio che il racconto di per sé è una forma letteraria a mio avviso estremamente potente, e altrettanto sottovalutata. Scrivere un racconto infatti non è assolutamente più facile, almeno non in termini assoluti, che scrivere un romanzo (e ora che ho completato Retcon posso parlare con cognizione di causa). È chiaro che un romanzo richiede un impegno più continuativo, ma la concentrazione da dedicare a un racconto non è per nulla inferiore. Anzi, dovendo rimanere all'interno di un contesto limitato (gli stretti confini di qualche decina di migliaia di battute) bisogna avere molto più chiaro qual è l'obiettivo iniziale, che cosa si vuole dire e come, e bisogna essere abili per riuscire a rendere ambientazioni credibili e personaggi interessanti senza decine di pagine da dedicare allo sviluppo di ognuno di essi.

C'è anche un altro aspetto tutt'altro che secondario, che riguarda il genere che si scrive. Perché è innegabile che certi generi si adattano meglio alla forma breve, e la fantascienza è tra questi (così come possonoe esserlo il giallo, il weird e l'horror). Scrivere fantascienza, soprattutto quella fantascienza di derivazione hard su cui si orienta principalmente la mia produzione, significa innanzitutto prendere un'idea di partenza, svilupparla nell'ambito di una vicenda e con l'interpretazione di alcuni personaggi, ed esprimere l'idea arrivando al compimento della storia. Senza concedersi spazio per le divagazioni, ma limitandosi a dire tutto quanto è funzionale al procedere della trama o alla fornitura delle nozioni necessarie. La fantascienza, che di fatto è nata nella forma del racconto su rivista, è un genere che si esprime bene (e mi azzardo a dire, perché in questo settore esperienza di lettore ne ho a sufficienza, forse anche meglio) nell'ambito del racconto piuttosto che del romanzo. Tant'è che i premi per la letteratura fantascientifica di tutto il mondo distinguono le categorie racconto e romanzo.

Per questo, scrivere un racconto, una "storia breve" non è né più facile né più improvvisato di un romanzo, una "storia lunga". È una cosa diversa, ma che fatta bene produce risultati altrettanto validi. E se non ci credete, non vi resta che provare a leggere Spore e poi venirmi a dire che ne pensate.

3 commenti:

  1. Spore è davvero un'antologia interessante e di piacevole lettura. Ma io ormai sono tuo fan.. ;)
    Per chi mastica sf, Il "racconto" è una realtà ormai consolidata.
    Mi spiace che ci sia la tendenza a considerare questa forma come minore.
    Io di solito leggo due libri in contemporanea: un romanzo e un'antologia.

    ps: Retcon? Autopubblichi? Factory? Dai, dai, sputa il rospo!

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    1. sì infatti, sono i lettori "generalisti" a trovare l'idea di leggere una serie di racconti come disdicevole. poi però va a finire che gli piace anche...

      di Retcon non posso ancora dire nulla... anche perché in realtà non c'è niente di confermato. però ci sono buone prospettive di vederlo uscire in tempi non geologici. sarebbe prematuro aggiungere altro, allo stato attuale.

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  2. Ma sì, difatti io, eccetto Asimov, nella mia giovinezza ho letto solo racconti di SF e mi viene naturale associare il genere a quel formato, cosa che invece non mi accade con il fantasy, avendola incontrata in formato trilogia da più di 1000 pagine. Poi bisogna avere una cera elasticità; molta gente davvero non riesce a concepire che qualcosa di lunghezza inferiore al romanzo possa essere completa.

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