Bustina # 10

Non puoi vincere. Non puoi pareggiare. Non puoi nemmeno abbandonare.
Il teorema di Ginsberg


A qualunque cosa si riferisca la frase (lavoro, sport, rapporti umani, vita...), il significato è evidente. Sbattetevi quanto vi pare, perché non potete ottenere nulla: c'è una sola, terribile, possibilità. Si può contestare questa formulazione, ma l'evidenza empirica sembra invece confermarla. Soffermatevi e pensateci, per quello che conoscete. E cercate di non finire come in "The Old Game".


Breve aneddotto connesso a questa citazione. Avevo letto/sentito questa frase da qualche parte tempo fa, ma non ne conosco l'origine. Ma come accade per ogni altra bustina, era opportuno inseire la fonte della massima (let me google that for you!). È emerso che oltre ad essere contenuta in una famosa canzone di Michael Jakson, è contenuta nel libro La legge di Murphy compilato da Arthur Bloch, inestimabile fonte di cinica saggezza. E si scopre quindi che il teorema di Ginsberg presenta un interessante corollario, che (sempre traendo dal libro di Bloch) recita più o meno così:

Tutte le filosofie che cercano di dare un significato alla vita si basano sulla negazione di uno di questi principi. Infatti: il capitalismo si basa sull'assioma che si possa vincere; il comunismo si basa sull'assioma che si possa pareggiare; il misticismo si basa sull'assioma che si possa abbandonare.

Questo commento è chiamato "chiosa di Freeman". Ebbene, quel Freeman è questo, che in un suo post spiega proprio l'origine del commento alla legge di Ginsberg. Tra l'altro, nell'articolo è presente anche una sfiziosa interpretazione termodinamica del teorema. Come a dire: anche la Natura sa che non c'è modo di spuntarla, mai, in nessun modo.

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