La fiera di Hornet River (parte 1)

Ogni tanto mi viene voglia di riportare sul blog qualche racconto scritto in altre occasioni, e solitamente prediligo i racconti brevi, che possano occupare un unico post. Per questo, spesso le storie che compaiono qui provengono da "Minuti Contati", il concorso a tempo mensile delle Edizioni XII. Stavolta invece, ho pensato di iniziare a pubblicare un racconto più lungo, e nella più squisita tradizione pulp di inserirlo a puntate, con il duplice obiettivo di rendere la elttura agevole e findelizzare il cliente.

Piccola introduzione sul racconto che sto per presentare. Si tratta di un racconto indipendente, ma è anche un seguito di un altro precedente (e in questo senso, è il primo seguito che abbia mai scritto). Ma non solo: il racconto è stato scritto per "ULAM", un'altra iniziativa di XII dedicata però agli spin-off dei libri pubblicati dalla casa editrice. In questa edizione del concorso agli autori era richiesto di scrivere un racconto che avesse ambientazione, personaggi o temi tratti da Six Shots di Alfredo Mogavero. Il libro di Mogavero contiene sei racconti del "weird west", ovvero un western che a pistoleri, indiani e diligenze mescola mostri, demoni e sortilegi. Per capirsi, un esempio valido del genere è il film Wild Wild West.

E cosa avevo scritto io di ambientazione simile? Se avete seguito le segnalazioni recenti, dovreste aver letto del racconto Piombo contro acciaio a Elderberry Field che è stato recentemente pubblicato nell'antologia Steampunk! Vapore Italico (e che nella sua versione cut era già apparso su N.A.S.F. 6). Ecco quindi che La fiera di Hornet River non è solo uno spin-off di Six Shots, ma anche un cross-over tra i due "universi" creati da me e Mogavero. Uso paroloni e pare che stia parlando di cose serie, ma in realtà si tratta soltanto di un gioco, ma abbastanza divertente. E anche abbastanza riuscito, visto che il mio racconto si è classificato terzo tra quelli presentati.

Per comprendere la storia bisognerebbe quindi aver letto sia Six Shots che Piombo contro acciaio a Elderberry Field. Per il primo, non posso che invitarvi a cliccare sulla copertina e acquistare il libro; per il secondo, dovrei chiedervi di fare lo stesso, e visitando la pagina delle pubblicazioni scegliere uno dei due libri che lo contengono. Ma siete fortunati, perché proprio in questi giorni Piombo contro acciaio sta combattendo nel Circo Massimo, e per tutto lo svolgimento del torneo il pdf è liberamente accessibile qui.

Ma siccome so bene a quali livelli di accidia siete in grado di arrivare, vi fornisco qui di seguito (in spoiler in modo da non rovinarvi la lettura in caso non siate così accidiosi) un microprofilo dei personaggi presenti, in modo da darvi gli elementi di base per assimilare la storia:

Da Six Shots: 
- Twilight Jackson: cowboy-parafulmine, durante i temporali viene regolarmente colpito dai fulmini, e in seguito ha imparato a trattenere l'energia e rilasciarla a suo piacimento
- Solomon Zibakis: inventore di macchine assurde, ha già incontrato Jackson
- Patricia Hillwick: vecchia avventuriera, una con le palle
- Tip e Biggs: coppia di becchini, il primo giovane e inguenuo, il secondo sedicente filosofo

Da Piombo contro acciaio a Elderberry Field:
- Wells: scienziato e inventore geniale
- Kiddo: ragazzo leggermente ritardato, compagno di Wells, che gli ha insegnato a contare in base due
- Sam: così battezzato da Kiddo, incapace di pronunciare il nome completo di Unità Automatica Semovente, si tratta di un robot a vapore progettato e costruito da Wells

Direi che ora siamo pronti. Ecco la prima parte di:


La fiera di Hornet River

1

Correndo alla massima velocità che il dolorante piede sinistro gli concedeva, lo storpio si infilò in un vicolo polveroso che a giudicare dall'odore costituiva la latrina comune del quartiere. Mentre trascinava a passo irregolare le sue membra contorte nel profondo di quel tanfo rancido, sollevò il cappello quanto bastava per lanciare uno sguardo al cielo, una distesa azzurra e placida che lasciava presagire almeno un'altra settimana di caldo torrido.
Niente pioggia in arrivo. Niente temporali. Niente fulmini.
– Merda – imprecò tra sé lo storpio, inoltrandosi nel vicolo maleodorante, senza curarsi delle sospette chiazze umide e schiumose che si trovava a calpestare.
Dall'imbocco della stradina arrivò il suono di passi, rapidi ma non in corsa. Il bastardo che lo inseguiva non si preoccupava nemmeno di affrettarsi, sapeva che lo avrebbe preso.
Stavolta è finita, si disse. Questo vigliacco mi punterà contro una pistola e mi porterà dallo sceriffo. Stasera offrirà da bere a tutto il saloon, con ottomila dollari ad appesantirgli le tasche.
Anche lui aveva una pistola, ovviamente, perché andare in giro senza un’arma ben visibile significava finire accoppati da chi una pistola si curava di nasconderla. Ma di fatto non l'aveva mai usata, e non era nemmeno sicuro di saperlo fare all'occorrenza. La taglia che gli avevano appioppato se l'era guadagnata con altri mezzi.
Mentre cercava di sfilare l'arma dalla fondina, per mantenere un minimo di dignità di fronte al suo avversario sempre più vicino, scivolò con il piede buono su qualcosa di viscido di cui preferì non chiarire la natura, e finì lungo disteso sul terreno. A livello del suolo il fetore era nauseante, ma sfiancato per la fuga non riuscì a risollevarsi.
– Jackson? – chiamò il suo inseguitore, distante solo pochi metri. – Twilight Jackson?
Lo storpio non rispose. Era una domanda retorica: l'altro sapeva bene con chi aveva a che fare. Eppure quella voce...
– Twilight Jackson, sei tu?
L'uomo steso a terra con il naso inzuppato in una pozza di piscio compì uno sforzo notevole per girarsi a osservare chi lo aveva catturato.
– Jackson, ho bisogno di te – disse questi, che lo aveva raggiunto e si era accucciato accanto a lui. Una mano dalle dita contorte lo raggiunse per aiutarlo a sollevarsi.
Twilight Jackson seguì con lo sguardo la mano deforme lungo il braccio, fino al vecchio che ne era il proprietario.
L'umiliazione di essere stato preso svanì quando lo riconobbe: – Zibakis?

2

– ...scienziato. Il più bravo di tutti! – il torrente di chiacchiere di Kiddo aveva rotto la diga più di un'ora prima e stava inondando lo scompartimento del treno su cui viaggiava insieme al dottor Wells e un'anziana signora dai lunghi capelli bianchi che portava sciolti sulle spalle, come facevano le vecchie indiane. Il ragazzo aveva superato la fase iniziale di eccitazione per il suo primo viaggio in treno, e aveva iniziato ad annoiarsi quando il paesaggio che correva fuori dal finestrino si era fatto monotono. Ma la signora si era rivelata simpatica, e pronta ad ascoltarlo, o almeno assecondarlo. Da parte sua, Wells si era calato una mascherina sugli occhi e cercava di dormire tra i sobbalzi improvvisi della ferrovia.
– Io lo aiuto perché lui gli serve aiuto, ma io non sono bravo come lui, no proprio! Infatti non sono uno scienziato io, però ho imparato delle cose insieme a Docwells, per esempio so anche contare so leggere un termomelo, che non si legge come i libri ma...
– Un cosa? – interruppe la signora.
– Un termotero. Temmotreno. Tremo...
– Vuoi dire “termometro”?
– Sì, quello! Io so come si legge, anche se non è come leggere un libro e quello non lo so fare perché  è più difficile, ma so che posso imparare perché prima non sapevo nemmeno quello.
– E dove state andando, tu e il dottore?
– Alla fiera di Hornet River! – dichiarò entusiasta Kiddo, pronunciando il nome della cittadina come se fosse quello del Presidente.
– Oh, capisco. Molti scienziati di tutta la Nazione andranno a mostrare le loro invenzioni migliori per aggiudicarsi il premio. Voi venite da molto lontano?
– Siamo partiti da Elderberry Field. Siamo in viaggio da... – esitò un istante, intento a calcolare il tempo trascorso – da due volte due volte due volte due e due ore.
La vecchia lo fissò con lo sguardo che si riserva a un gallo che ha appena fatto l'uovo.
– Diciotto – intervenne il dottor Wells, senza levare la mascherina dagli occhi. – Siamo in viaggio da diciotto ore circa. Abbiamo fatto il primo tratto in diligenza, poi abbiamo preso il treno.
La donna annuì. – E che invenzione proporrete alla fiera? Centoventimila dollari di premio fanno gola a molti, ci sarà una gran concorrenza...
– Noi siamo venuti con Sam! – rivelò il ragazzo.
La signora non batté ciglio.
– Sam è mio amico, e si muove anche lui ma fa come il treno, che usa il carbone. Infatti è rimasto dietro dove ci sono i bagagli e anche il carbone per il treno, così poi lo possiamo portare via quando arriviamo.
– Non capisco. Chi è Sam?
– Sam lo ha fatto Docwells! Per davvero si chiama Unità Semola...
– Kiddo, basta – si intromise di nuovo il dottore. – Credo che la signora voglia riposare. E io voglio riposare. Basta chiacchiere per ora, dormi anche tu – il tono era sbrigativo.
– Uh, va bene Docwells, sissì, infatti sono stanco anch'io!
Kiddo rivolse un sorriso alla vecchia, poi si appoggiò con la testa al sedile. Lei rimase a osservare lui e il dottore, poi quando si furono addormentati lasciò lo scompartimento.

(continua qui)

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